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Si tratterebbe quindi di uno dei primi animali d’importazione ritrovati al nord delle Alpi prima
della conquista romana del territorio. La scoperta del tutto eccezionale di un cranio d’orso
ritrovato sul fondo di una fossa è al momento l’unica testimonianza di fauna selvaggia tra le
offerte del Mormont. Resta tutt’ora difficile attestare il ricorso al sacrificio di tali animali visto
l’assenza di tracce di colpi violenti mortali riscontrabili sui resti ossei recuperati, anche se è
da considerarsi come un’ipotesi plausibile. Il ritrovamento, in livelli specifici all’interno di
alcune fosse, d’innumerevoli frammenti di ossa di animali di cui alcune comportanti tracce da
taglio e la scoperta di diversi focolari rinvenuti in alcune zone del sito, potrebbero essere
alcuni elementi ipotizzanti lo svolgimento di banchetti cultuali sul Mormont.

Per quanto riguarda i resti umani, si segnalano una decina di scheletri completi, o quasi, in
predominanza di giovani individui. Particolarmente interessante alle analisi degli antropologi è
stata l’elevata presenza di resti ossei di bambini, tra cui diverse calotte craniche isolate ed il
   ritrovamento di corpi e crani di adulti deposti in posizioni alquanto particolari (seduti a
               gambe incrociate o in posizione ventrale con le braccia ripiegate sotto il corpo) che
               potrebbero ricordare i complessi rituali celti menzionati nei testi classici greco-romani
               tra cui, forse, lo stesso rito del sacrificio.

 

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